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IL MAL D'AMORE E' UNA MALATTIA?
Respiro affannoso, tachicardia, diminuzione dell'appetito. E poi ancora
pensieri ossessivi, ansia per il futuro, repentini sbalzi d'umore.
Non fate finta di non riconoscere i sintomi. Sono quelli di una malattia
che ci colpisce tutti prima o poi, ma che nessun medico si sognerebbe
mai di diagnosticare come tale.
Fare una diagnosi di mal d'amore era all'ordine del giorno per i medici
antichi, di fronte al malessere degli amanti. Ma nella medicina
scientifica dei nostri giorni, di amore come malattia non si parla più.
Tanto la medicina quanto la psicologia sembrano aver rinunciato persino
a rispondere alla domanda: che cos'è l'amore?
A
riportare la parola nel vocabolario medico ci prova Frank Tallis,
psicologo clinico inglese che ha insegnato psicologia clinica e
neuroscienze al King's College. Tallis nel suo nuovo libro 'Love Sick'
(Arrow Books, una traduzione italiana è in cantiere per Il Saggiatore)
propone una tesi paradossale e provocatoria: che l'amore sia una forma
di malattia mentale. Ma una malattia necessaria, e per la quale in
realtà non vogliamo nessuna cura.
Nelle prime pagine del suo libro lei accusa la medicina e la stessa
psicologia di non prendere abbastanza sul serio l'amore.
"Come psicologo clinico, ho spesso l'impressione di piantare in asso molti
miei pazienti, che soffrono di qualcosa che non può essere definito
altro che mal d'amore. Ma nei libri di testo questo termine non compare,
e così questi pazienti si ritrovano con una diagnosi ufficiale di
depressione, o disturbo d'ansia. Ma questa non è una descrizione
appropriata del loro malessere, che è legato specificamente
all'esperienza dell'innamoramento. Una cosa fondamentale come l'amore
merita sicuramente uno studio scientifico, ma la psicologia non è mai
stata in grado di spiegarne né gli aspetti biochimici, né quelli
emotivi. È sorprendente come medicina e psicologia si occupino così
tanto di sesso, ma quasi per niente d'amore. L'amore cambia
profondamente le persone, influenza il modo in cui pensano e si
comportano, e quando non è felice causa un vero e proprio malessere
fisico. È qualcosa per cui a tutti capita di soffrire, ma su cui la
psicologia non ha molto da dire".
Al punto da considerarlo una malattia mentale?
"La diagnosi di mal d'amore è stata considerata legittima e utile dalla
medicina almeno fino al Seicento. E se rileggiamo quelle antiche
diagnosi, vediamo che i pazienti in questione mostravano un insieme di
sintomi ricorrenti: pensiero fisso sulla persona amata, malinconia,
stati di estasi, violente oscillazione di umore. Tutti sintomi che
rientrano nelle diagnosi contemporanee di ossessione, depressione,
mania. La vecchia diagnosi di mal d'amore coincide quasi perfettamente
con una odierna diagnosi di disturbo ossessivo con alterazioni
dell'umore. Ci sono molti aspetti dell'innamoramento che simulano un
disturbo mentale, in modo così fedele che forse non c'è nessuna vera
differenza tra l'ossessione per la persona amata e un'ossessione
propriamente detta. L'esperienza dell'innamoramento è per molti di noi
l'esperienza più vicina alla malattia mentale che ci capiti di provare.
È la nostra occasione di flirtare con la follia."
Perché l'evoluzione ci avrebbe condannati a sperimentare una malattia
mentale?
"L'amore è una sorta di meccanismo di sicurezza messo a punto
dall'evoluzione per tutelare la specie dalla nostra stessa razionalità.
Deve essere irrazionale per assicurare la procreazione e quindi la
prosecuzione della specie. I nostri bambini nascono molto vulnerabili e
deboli, e hanno bisogno di continue cure da parte dei genitori. E a
differenza di altri animali, noi abbiamo un cervello molto sviluppato
che ci permette di ribellarci contro i nostri istinti riproduttivi, e
rifiutare il duro lavoro di allevare i figli. Potremmo tutti decidere di
non avere figli, e la specie si estinguerebbe. Invece continuiamo ad
averne. Non può essere un caso che nella maggior parte delle esperienze
la fase dell'innamoramento vero e proprio duri circa due o tre anni. È
il tempo che serviva ai nostri antenati per mettere al mondo e svezzare
un bambino. La follia dell'amore dura quel tanto che basta perché i
nostri geni passino alla generazione successiva. L'evoluzione ci ha
fornito un potente coinvolgimento emotivo che ci solleva da qualunque
pensiero razionale, in modo da prendere una decisione che non è nel
nostro interesse ma in quello della specie".
Alcune manifestazioni dell'amore ne rivelano l'aspetto patologico.
In particolare, la gelosia.
"La gelosia è uno stato emotivo molto complesso, che ha origine da una
minaccia reale o immaginaria a una relazione sessuale. È una miscela di
ansia, rabbia e depressione, che distorce la nostra percezione e a volte
ci rende violenti. Ma è così potente perché è importante per la specie.
La funzione principale dell'amore è cementare una relazione sessuale per
un periodo di tempo sufficiente ad allevare i figli, ma non funziona
sempre. La gelosia è un rimedio alle imperfezioni dell'amore, permette
di difendere i propri interessi riproduttivi dai rivali. Tutti
discendiamo da antenati gelosi, e la maggior parte dei tentativi moderni
di superare la gelosia sessuale nel contesto di stili di vita
alternativi non funzionano. Il pensiero liberale non può fare molto
contro i nostri demoni evolutivi".
Nel suo libro, lei propone una spiegazione anche per il fatto che
l'amore ci faccia comportare spesso come bambini.
"Per gli esseri umani è molto importante formare da piccoli un forte
legame con chi si prende cura di loro, preferibilmente la madre. Questo
ovviamente ha un grande vantaggio evolutivo, ed è forse il più
importante comportamento scritto nei nostri neuroni. Probabilmente
l'attaccamento infantile alla madre e quello alla persona amata
dipendono dagli stessi sistemi neurali fondamentali. In qualche modo, il
legame tra madre e bambino è il modello originale di tutti i legami
profondi. La madre e il bambino, per esempio, passano molto tempo
guardandosi negli occhi e toccandosi il viso, proprio come gli
innamorati. Con un neonato facciamo versi e smorfie e cantiamo e, in
modo spesso decisamente imbarazzante, facciamo lo stesso con la persona
che amiamo".
Che cosa avviene nel cervello quando ci innamoriamo?
"A livello chimico, la cosa più simile che abbiamo scoperto alle frecce di
Cupido è l'ossitocina. È un'endorfina, cioè una di quelle sostanze
chimiche simili agli oppiacei che nel nostro cervello regolano piacere e
dolore. L'ossitocina ha un ruolo già nella comparsa del desiderio
sessuale verso una persona, ma i suoi livelli salgono drammaticamente
man mano che acquistiamo intimità con lei. È responsabile della
sensazione di euforia legata alla vicinanza della persona amata, e ha
effetti importanti sulla memoria, consolidando l'immagine dell'altro in
modo che serva a tenere vivo il legame anche quando si è distanti".
Se l'amore è davvero una malattia mentale, dovremmo preoccuparci di
curarla?
"In parte succede già. Come ho detto, molte persone che in realtà soffrono
di mal d'amore si ritrovano con una diagnosi ufficiale di depressione, e
vengono curati con antidepressivi. E spesso la terapia funziona, perché
anche la sofferenza d'amore, come la depressione, sembra avere a che
fare con un calo dei livelli di serotonina, a cui questi farmaci
rimediano. Non si può escludere che nei prossimi anni, con il progresso
delle conoscenze biochimiche sull'amore, ci vengano proposti farmaci
specifici per contrastare i sintomi di una delusione amorosa. Ma di per
sé l'amore è una malattia per cui probabilmente non vorremo mai una
cura. Piuttosto, si può provare a vivere l'amore in modo più sano di
quanto spesso non facciamo. Senza aspettarsi troppo, ma anche senza
sottovalutare le sue conseguenze. In questo senso, dobbiamo guardarci da
due insidie profonde della nostra cultura, che sono l'eccesso di
romanticismo e il modo troppo disinvolto di vivere il sesso".
Eccesso di romanticismo?
"L'idealismo romantico, quello celebrato dai poeti, è un fenomeno
tipicamente occidentale, che ha avuto profonde conseguenze sulla nostra
cultura, facendo dell'amore una forma di religione secolare che ci porta
ad aspettative del tutto irrealistiche. A un certo punto abbiamo
iniziato a cercare in altri esseri umani quella trascendenza che prima
cercavamo nella religione. E naturalmente siamo condannati al
fallimento, perché le persone sono piene di difetti, e non possono
fornirci questa profonda ed eterna felicità semplicemente avendo una
relazione con noi. In questo senso alcuni aspetti della tradizione
orientale, in cui l'innamoramento non viene santificato come da noi e in
cui i matrimoni sono persino combinati, si rivelano sorprendentemente
più sani".
Parliamo di sesso.
"Quando facciamo sesso con qualcuno, questo produce cambiamenti a livello
chimico nel nostro cervello, che faranno sì che troviamo quella persona
più attraente, e che probabilmente sentiremo verso di lei una forma di
attaccamento emotivo. Fare sesso occasionale vuol dire giocare con il
fuoco, con meccanismi evolutivi molto potenti. Rischiamo di innamorarci
e formare un legame con una persona non adatta a noi, quando in realtà
sarebbe meglio cercare qualcuno con cui abbiamo più cose in comune, con
cui condividiamo una visione del mondo, che ci dà stimoli intellettuali.
Forse per la nostra salute sarebbe meglio rispolverare i lunghi
corteggiamenti, che servono ad accertarsi di avere di fronte una persona
con cui siamo compatibili. Il sesso probabilmente confonde le cose,
perché libera sostanze chimiche che distorcono la percezione. Come ho
detto, questo ha una precisa ragione evolutiva, è molto vantaggioso per
la specie, ma non sempre per noi individui".
Se il mal d'amore è una malattia, allora dovremmo cambiare la nostra
idea della malattia mentale?
"Direi proprio di sì. In qualche modo capire quanto l'amore somigli a una
malattia mentale dovrebbe evitarci di stigmatizzare chi soffre di
disturbi come schizofrenia. Più che parlare di persone normali e persone
malate, dobbiamo capire che le emozioni estreme sono un continuum, e noi
siamo tutti collocati lungo di esso. Nessuno di noi è del tutto immune
dalla malattia mentale, se non altro perché nessuno di noi può evitare
di innamorarsi".
La magica follia si presenta così
Ossessione
Tanto chi è innamorato quanto chi è affetto da disturbo ossessivo
-compulsivo perde, in misura maggiore o minore, la capacità di
controllare il contenuto della propria mente. L'attenzione è
monopolizzata da pensieri e immagini che la volontà non riesce a
scacciare. In entrambi i casi, si hanno difficoltà di concentrazione e
di impegno in attività quotidiane. Non solo, ma gli innamorati, come le
persone con OCD, diventano superstiziosi e confondono pensiero e azione.
La somiglianza tra le due condizioni è stata confermata anche da uno
studio della psichiatra italiana Donatella Marazziti, che ha scoperto
che i livelli del neurotrasmettitore serotonina sono più bassi del 40
per cento, tanto in chi ha una diagnosi di OCD quanto in soggetti sani
che si dichiarano innamorati rispetto agli altri soggetti.
Dipendenza
Le somiglianze tra innamoramento e dipendenza da sostanze come droghe e
alcool sono molte. Tossicodipendenti e alcolisti avvertono un senso di
incompletezza, sono coscienti dell'irrazionalità dei propri
comportamenti ma non riescono a modificarlo. Ma c'è anche una
similitudine chimica. L'incontro di una persona da cui siamo attratti
causa il rilascio nel cervello di feniletilamina, un composto simile
all'amfetamina. L'abbandono causa invece un brusco abbassamento del suo
livello, che assomiglia molto alla crisi di astinenza di un
tossicodipendente. Anche le aree cerebrali coinvolte sono le stesse
nell'innamoramento e nel consumo di oppiacei e cocaina, come ha
dimostrato uno studio di Semir Zeki pubblicato su 'NeuroReport' nel
2000.
Perdita di identità
Durante l'innamoramento, ma soprattutto dopo un lungo periodo di vita in
coppia, l'amore può portare a un superamento delle barriere delle
reciproche identità, che può sconfinare nel patologico. È il caso della
'folie à deux', una sindrome riconosciuta dalla psichiatra ufficiale e
che si sviluppa tra due persone con una relazione stretta, ma è
frequente soprattutto tra marito e moglie. Uno dei due membri della
coppia inizia a soffrire di allucinazioni o manie persecutorie che
contagiano l'altro. Questo tipo di sindrome può essere all'origine di
suicidi di coppia.
Depressione
L'alternanza tra stati euforici (quando si è vicini alla persona amata) e
disforici (quando ci si separa) ricorda molto da vicino quanto accade
nel disturbo bipolare dell'umore. Ancora più evidente e documentato è il
legame tra amore non ricambiato e depressione clinica. La semplice
separazione dalla persona amata provoca normalmente perdita di appetito,
difficoltà di concentrazione, insonnia, perdita di interesse per le
attività quotidiane: tutti sintomi comuni nella depressione. Le
statistiche sui suicidi indicano nella depressione e nelle delusioni
amorose due dei maggiori fattori di rischio. Le stesse fasi di una
delusione amorosa (reazione violenta, disperazione, distacco emotivo)
somigliano al decorso di una depressione, in cui la totale apatia è
spesso lo stadio finale che precede il suicidio.
fonte: www.espressonline.it |